Non vi chiudete in Sacrestia, nelle celebrazioni, tenetevi liberi, per quanto potrete, da vestiti e titoli ingombranti; “la strada” sia la Chiesa nella quale continuate la celebrazione vissuta nella liturgia.
Non vi fate incantare dal luccichio di pianete riesumate, da modi parole e forme che parlano un linguaggio incomprensibile ai più: la vostra vita, le vostre scelte saranno il linguaggio del Vangelo che può essere compreso da tutti; il vostro abito, come sottolinea don Tonino, sia sempre il grembiule che sostituisce egregiamente ogni prezioso abito ecclesiastico.
Non vi fermate di fronte agli inevitabili problemi e critiche creati spesso dai vostri colleghi e dai più vicini, sostenetevi con un costante specchio nel quale riconoscerete i vostri peccati e i vostri impegni: la preghiera, fondata costantemente sulla Parola di Dio che non muta, non si adatta, non cerca accomodamenti, essa è spada che penetra e divide, che converte e salva.
Sarete preti costantemente messi in crisi dalla stessa Chiesa nella quale esercitate il vostro ministero, proverete spesso quanto sia importante conquistare la libertà alla luce di una coerenza e di una verità che nascono dal Vangelo; cercate di non adattarvi al clima di sfiducia che può
prendere tutti in questo contesto che viviamo, sia in ambito ecclesiale, che politico-sociale; siate sempre uomini come siete accanto agli uomini come sono.
Il vostro servizio non è solo per e nella Chiesa, Gesù ci ha mandato nel mondo non in Chiesa, ma con la Chiesa nel mondo e per il mondo.
Gioite quando vi diranno che state facendo politica. Cercheranno di etichettarvi e vi diranno che siete di sinistra o di destra...occuparsi delle situazioni degli uomini, dei loro diritti e doveri, è compito vostro, senza togliere nulla a chi amministra la cosa pubblica se l’amministra davvero per un bene comune.
Sentirete anche talvolta, nonostante tanta gente intorno, la solitudine e avrete voglia di sentire come vostra quella persona che sentite di amare...il presbiterato non vi rende incapaci di amare, non vi rende eunuchi sterili, in queste situazioni ciò che vi salverà sarà rimotivare una scelta conseguente alla vocazione. Occorrerà la preghiera, tanta, e una forte volontà di ridire di Sì al Signore e buttarci nel bene per tutti. Tutto sarà vostro e voi non possederete nulla: la vostra ricchezza, starà nella povertà che possederete.
E a questo proposito “guardate i gigli dei campi”...davvero non fate mai niente per denaro, non fatevi pagare ciò che voi avete ricevuto gratuitamente e che gratuitamente siete chiamati a dare.
Ricordatevi sempre che la vostra ricchezza economica si misurerà,
come per tutti i cristiani, da quanto siete capaci di dare; su questo saremo giudicati...:”quando avete fatto questo ai miei fratelli più piccoli
l’avete fatto a me”.
Ciò che vi scrivo è ciò che mi sforzo di vivere nonostante il mio carattere e le mie miserie e i miei peccati.
Non voglio e non posso insegnarvi niente.
Tutti, dobbiamo metterci alla scuola di Gesù Maestro che ci ha lasciato ciò che celebriamo perché da ciò che celebriamo impariamo ciò che dobbiamo essere: “fate questo in memoria di me” significa imparare ad essere quello che Lui “ha fatto per noi”!
Nel vostro invito avete scritto che Dio non sceglie chi è capace,
ma rende capace chi sceglie...sono perfettamente d’accordo e certamente sarà così!
Mi tornano in mente i “bei tempi” di S. Stefano, le iniziative che abbiamo vissuto insieme, le difficoltà, gli scontri...credo che anche tutto questo abbia contribuito ad aprirvi alla risposta che ora state raggiungendo. Questo ci dice quanto sia importante curare le relazioni, lavorando sempre con costanza, appagati non dei risultati raggiunti, ma di quello che avrete fatto:
“servi inutili”, ma
Un abbraccio e un bacio
con l’augurio di un buon cammino insieme!!!