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LE UNITÀ PASTORALI:
spazi di collaborazione
Principi ispiratori e linee di attuazione
DESCRIZIONE DI
CRITERI E SOGGETTI COSTITUTIVI
DELL’UNITA’ PASTORALE
Vengono raccolte alcune annotazioni sui criteri che incoraggiano la costituzione delle UP e sui soggetti chiamati ad animarla.
CHIESA COMUNIONE
L'UP dice attuazione del criterio di comunione.
L’UP significa aggregazione di parrocchie vicine e collaborazione volta a realizzare l'unità nella pastorale, cioè tra i soggetti dell'azione pastorale, le strutture e le istituzioni delle diverse comunità, allo scopo di perseguire cooperativamente il medesimo fine. E' la concezione della Chiesa come comunione di carismi, ministeri e uffici, attraverso una pastorale partecipata e corresponsabile. Una comunione beninteso che non si esaurisce in una realtà disincarnata, o intimistica, ma domanda di esprimersi in un vissuto di fraternità, collaborazione, corresponsabilità all'interno di una comunità ecclesiale.
La comunione finora promossa all'interno della comunità parrocchiale domanda in forza del mutamento delle situazioni e delle prospettive sociali e personali di essere attuata ora fra più parrocchie, impegnando in una collaborazione certamente esigente, ma anche promettente, tanto i presbiteri quanto tutti gli altri operatori pastorali.
La collaborazione nell'UP consente che la esperienza ecclesiale di ciascuno non venga circoscritta nel ristretto ambito del proprio gruppo, o si fermi al campanile della propria parrocchia, ma abbia un respiro più ampio.
Questo lavoro comune riguarda tutti, anche le parrocchie che si ritengono grandi a sufficienza e che non soffrono di carenza di preti.
Il traguardo delle UP è quello di un lavoro comune in ordine a una rinnovata proposta del Vangelo: questo è ciò che significa "pastorale d'insieme".
La sfida è anzitutto quella di imparare a collaborare in modo responsabile. Lo si potrà fare se si possiedono gli strumenti propri della pastorale d'insieme che dovrebbero essere già collaudati nell'esperienza di comunione vissuta all'interno delle singole comunità parrocchiali. Questi strumenti sono: il discernimento comunitario, il progetto, la correzione/promozione fraterna, la revisione/verifica periodica dell'itinerario in atto.
Le UP non decollano senza la volontà di applicazione di questi strumenti.
COMUNITÁ IN RETE
L’UP intende rispettare il criterio di valorizzazione e vitalizzazione capillare. Nell’UP le parrocchie coinvolte vanno ravvivate e responsabilizzate, mettendole in rete. Esse devono presentare i tratti propri dell'identità parrocchiale: una comunità di fedeli che proclama la Parola, che è idonea a celebrare l'Eucaristia, che vive la carità. Ad ogni comunità parrocchiale va garantito il servizio pastorale necessario. Le parrocchie che non possono più avere il prete residente e che, se pur piccole, hanno una solida e partecipata tradizione di vita cristiana, non vanno mortificate, ma riconoscendo ad esse il valore della ricchezza e vitalità della loro storia, vanno piuttosto aiutate ad assumersi la responsabilità di una partecipazione priva del supporto del sacerdote residente; vanno preparate a una gestione con una maggiore responsabilizzazione locale dei laici. L'assenza del prete residente evidenzia l'opportunità di preparare e costituire un responsabile laico della comunità, che il nostro Sinodo XIII aveva denominato delegato della pastorale. La responsabilizzazione dei laici e la eventuale costituzione di una figura ministeriale di riferimento per la comunità locale sono comunque finalizzate non semplicemente ad assicurare determinati servizi alla singola comunità, ma a favorire allo stesso tempo la realizzazione dell'UP, a mettere cioè in rete le parrocchie interessate. L'UP potrà avere un unico Consiglio Pastorale oppure potrà programmare periodiche riunioni dei Consigli delle parrocchie per coordinare la pastorale d'insieme.
Saranno l'esperienza della comunione e del coordinamento pastorale, le vicende e le situazioni nel loro evolversi che diranno domani se andrà superata la stessa configurazione di UP, portando alla decisione di fondere in unica parrocchia le comunità di una UP, ma non è questo l'obiettivo della costituzione delle UP.
PASTORALE D’ INSIEME ORGANICA
L'UP comporta il discernimento per attuare una pastorale d’insieme organica.
A) Una collaborazione pastorale organica attesta l'unità nella pastorale e non è un semplice espediente organizzativo, ma un'esigenza della Chiesa, quale realtà di comunione.
Il principio comunionale della pastorale d'insieme consentirà di approdare a una visione di comunità più "articolata" sul territorio, superando la riproduzione di figure di comunità strutturate sul medesimo modello ed erogatrici di identici servizi, a rischio di essere insignificanti per la dispersione alla quale riducono le risorse ecclesiali.
Vale qui il criterio della sussidiarietà. Essa è relativa al perseguimento del bene comune delle comunità interessate: se la collaborazione pastorale in un determinato ambito è utile e feconda, allora la si promuove, la si verifica, e per assicurarne la fecondità nel tempo, la si configura e la si riconosce istituzionalmente. Il criterio tuttavia va applicato distinguendo il livello che comporta ciò che è essenziale ad ogni comunità, dai livelli di risposta coordinata a necessità pastorali più ampie.
B) Occorrerà per questo distinguere i diversi livelli di risposta pastorale.
* Il primo livello è quello dei gesti pastorali essenziali per una comunità cristiana. Ad ogni parrocchia si dovranno garantire
- alcune celebrazioni liturgiche: l’eucaristia domenicale, festiva e in qualche occasione feriale, i sacramenti del battesimo, della prima comunione, del matrimonio, e la celebrazione delle esequie; in alcune date e orari prestabiliti l’amministrazione del sacramento della riconciliazione;
- alcune attenzioni pastorali: la visita alle famiglie, la cura spirituale dei malati, l’attenzione alle situazioni di povertà e di disagio
- la formazione base dei ragazzi e dei giovani, a meno che non si creino condizioni favorevoli all’unificazione, senza privare però del tutto la parrocchia della loro presenza;
- la custodia e l’apertura della chiesa parrocchiale, anche se in orari limitati, per favorire la presenza personale e comunitaria;
- la presenza di almeno una figura ministeriale che costituisca il riferimento per la comunità, soprattutto nella casa parrocchiale, quando il parroco non è abitualmente residente in parrocchia;
- l’esistenza e l’operatività del Consiglio parrocchiale per gli affari economici.
* Il secondo livello è quello degli interventi in risposta a bisogni della vita della gente o delle istanze pastorali più differenziate (Caritas, sanità, lavoro, animazione del tempo libero, attenzione al disagio, ecc.): qui l’intervento potrà assumere una configurazione parrocchiale, ma potrà riferirsi anche ad un orizzonte più ampio della parrocchia.
* Il terzo livello riguarda le iniziative pastorali che si estendono ad un ambito più vasto della parrocchia: la promozione culturale, la presenza sul territorio nel rapporto con le realtà civili, l'animazione sociale, le iniziative di assistenza e di volontariato, ecc..
C) La collaborazione pastorale da impostare ai diversi livelli può essere particolarmente feconda nei seguenti campi:
* pastorale giovanile. La domanda di unità nel campo della pastorale giovanile è particolarmente forte ed urgente. L’UP è richiesta infatti dal ridotto numero di sacerdoti giovani; inoltre la progressiva riduzione numerica dei gruppi giovanili richiede di associarsi; la mobilità sempre più accentuata degli adolescenti e dei giovani chiede una apertura dei confini parrocchiali. Con l’UP si possono offrire ambiti di aggregazione ecclesiale che consentano una effettiva e soddisfacente esperienza di gruppo.
La collaborazione pastorale fra le parrocchie può esprimersi nella formazione comune dei catechisti, nella formulazione comune degli itinerari di fede, nella proposta comune di incontri di catechesi, ritiri spirituali, ecc., specialmente nell’ambito dell’età adolescenziale e giovanile.
La collaborazione può interessare anche l’ambito delle strutture oratoriane
Una ristrutturazione e un utilizzo comune di strutture nel quadro della UP, specialmente per oratori di parrocchie che fanno parte di una stessa città, potrà essere preso in considerazione.
* pastorale familiare. La programmazione comune dei gruppi famiglia esistenti sembra non solo possibile, ma assai vantaggiosa.
* pastorale della evangelizzazione. Un frutto della Missione Diocesana e delle varie iniziative di Missioni Parrocchiali è stata la costituzione dei Centri di Ascolto della Parola di Dio. Ma tale costituzione domanda di essere sostenuta e consolidata per diventare stabile e feconda. Per questo è necessario un accompagnamento pastorale degli animatori. L’UP può offrire una risposta adeguata a questa esigenza.
I Centri di Ascolto non esauriscono certo la missionarietà. Altri ambiti domandano di essere promossi, ad esempio la cultura, la scuola, i mezzi di comunicazione, la missione ad gentes, ecc. In tutti questi ambiti l’UP può offrire maggiori opportunità che non le singole Parrocchie.
* pastorale della carità. I vari gruppi caritativi presenti nelle parrocchie possono coordinarsi e aiutarsi vicendevolmente nel promuovere la carità.
* pastorale della terza età. È necessario per essere efficaci, coordinare le iniziative verso la terza età. Un problema fra tutti che richiede un intervento coordinato: le persone anziane che vivono sole.
* altri ambiti che si ritengono utili per una collaborazione. In modo particolare l’attenzione dovrà riguardare gli ambiti indicati dal piano diocesano
IL PRESBITERIO DELL'UNITÁ PASTORALE
L'UP dice attuazione del ministero ordinato come principio costitutivo della comunione.
L'UP è affidata alla cura pastorale di uno o più presbiteri. Come la diocesi e la parrocchia, anche l'UP è una comunità organica, ossia costituita dai ministri ordinati e dagli altri cristiani.
Il presbiterio dell'UP può essere organizzato in vari modi. Si rivela comunque necessaria la determinazione, tra i preti dell'UP, della figura del coordinatore, al quale venga affidato il compito di promuovere l'azione pastorale comune tra le parrocchie dell'UP, affidate ai singoli parroci, o ai parroci in solido, in fraterna corresponsabilità con gli altri presbiteri e con quanti svolgono ministeri e servizi nell'UP. Egli farà riferimento diretto al Vicario locale per lo svolgimento del suo compito.
Le soluzioni indicate per la tipologia di presenza dei preti vengono applicate con molta flessibilità, a seconda delle situazioni locali. La presenza del sacerdote residente non può essere comunque assicurata ad ogni comunità parrocchiale. Nella formazione permanente occorrerà insistere ancora molto sul pensare e sull'operare in termini collegiali, sull'appartenenza al presbiterio e sulla fraternità sacerdotale. Potrà giovare anche l'insistenza sulle forme di fraternità nel presbiterio seppur in forme diverse e graduali (preghiera, programmazione, lectio, occasioni di fraternità, comunità di mensa, casa comune ecc.) che possono arrivare fino alla vita comune.
Si può verificare anche se sussista lo spazio per il ministero del diacono permanente, secondo il progetto diocesano, e se ci possa essere qualche soggetto idoneo.
CORRESPONSABILITÁ DEI LAICI E DELLE PERSONE CONSACRATE.
L'UP favorisce l’attuazione della corresponsabilità-partecipazione dei laici. I presbiteri sono affiancati da fedeli consacrati e laici: la valorizzazione convergente dei diversi carismi e ministeri presenti nelle comunità parrocchiali, è uno dei punti forza delle UP. Il laico non è considerato come un semplice collaboratore del parroco o dei presbiteri, ma come un credente che in forza della sua vocazione-missione radicata nei sacramenti dell'iniziazione, è chiamato ad assumere precisi servizi nella comunità cristiana, in comunione con il ministero ordinato del presbitero ed eventualmente del diacono. Molto forte deve essere l'impegno nel promuovere i ministeri laicali, cioè il servizio dell'animazione comunitaria, il servizio della Parola e della preghiera, il servizio della carità e dell'animazione missionaria: tutti non a tempo pieno e non remunerati. Accanto alle figure tradizionali di ministri, occorre promuovere anche nuove figure ministeriali, che trovano uno spazio ideale nella realtà dell'UP. A partire ad esempio dalla figura ministeriale di riferimento della comunità priva del sacerdote residente.
Nel campo della partecipazione dei laici in relazione all'UP è da valorizzare l’apporto delle associazioni e dei movimenti ecclesiali ed è da ridefinire la collocazione dell'Azione Cattolica, la quale nell’ambito dell’UP è apportatrice di maggiore vitalità, se assume la missione di promuovere la collaborazione tra le parrocchie che costituiscono l'UP.
L'obiettivo del progetto di UP non è fare meno pastorale, ma farne di più e in modo più adeguato rispetto a quanto fatto finora, nel contesto dei problemi attuali dell'azione pastorale.
All’interno dell’UP trovano spazio anche le persone consacrate con un ministero svolto nelle singole parrocchie, ma che potrebbe rientrare entro un disegno concordato a vantaggio della stessa UP. La collaborazione delle persone consacrate con i sacerdoti e con i laici, che tanto ha segnato la vita delle nostre comunità parrocchiali, può essere di grande vantaggio anche per i nuovi spazi di azione pastorale aperti dalle UP.