Storia della Chiesa di S. Matteo in Soarta
Nel 1944 la chiesa di S. Matteo fu molto danneggiata dai bombardamenti data la sua vicinanza al Ponte della Fortezza. Il resto lo fecero le mine tedesche. La ricostruzione, a cura della Soprintendenza e del Genio Civile, ha richiesto tempo e cura per la delicatezza del complesso monumentale. Fu aperta al culto il 21 Settembre 1959.
A causa del bombardamento del 1944 l’archivio storico parrocchiale è andato distrutto pertanto non è possibile ricostruire la cronologia dei parroci che si sono succeduti a S.Matteo prima del Can.Mons Amedeo Salvini che ne è stato priore dal 1969.
Attualmente la chiesa fa parte dell'Unità Pastorale S.Maria Madre della Chiesa - S. Marta - S.Matteo il cui parroco è don Luigi Gabbriellini. La chiesa normalmente è chiusa al culto ma viene aperta e vi viene offiaciato per occasioni particolari.
La storia
La chiesa di S. Matteo, detta dei SS.Innocenti, fu costruita, insieme all’annesso monastero nel 1027, in una zona chiamata Suarta, da Teuta e Albizzo, di illustre famiglia pisana legata agli imperatori della dinastia sassone. Nel luogo dove sorse la chiesa esisteva già un'altra chiesa, appartenente agli stessi donatori che venne demolita per far posto al nuovo edificio nel quale si stabilirono subito le monache di S. Benedetto che vi rimasero fino alla soppressione dell'Ordine. Dopo, nel 1787, vennero a starvi le « canonichesse » di Leopoldo I che vi rimasero fino al 1818, quando fu restituito alle monache cirstercensi. La chiesa di S. Matteo ebbe cura di anime già prima del 1161 ; provvedeva al culto un cappellano che veniva nominato dalla Badessa. Dopo la soppressione del monastero dal 1786 l'elezione del parroco di S. Matteo spettò all'Ordinario. L'antica chiesa a tre navate, andò in gran parte distrutta per un incendio nel 1607; l'attuale fu ricostruita dal Granduca Cosimo II nel 1610 ad una sola navata.In questa occasione l'edificio fu accorciato e la parte pubblica venne separata da quella monastica,prese il nome attuale nel XIV secolo. Resti della primitiva chiesa, del fianco sud e dell'abside si trovano ora presso la sagrestia e in altri ambienti occupati dal Museo di S. Matteo.L'antico chiostro è oggi adibito a Museo Nazionale. Il 24 Agosto 1857 Pio IX di passaggio da Pisa, vi ricevette l'ubbidienza da parte di tutto il clero pisano come attesta una lapide posta sulla fiancata della parete sinistra all'interno della chiesa
La facciata in marmi bianchi,con il timpano triangolare e finestrone sottostante,fu iniziata nel 1608 e terminata nel 1610, grazie ai finanziamenti del Granduca Cosimo II e sotto il governo della Badessa Eugenia Varnia, come attesta l'iscrizione del fregio sotto la base del timpano.
Alla ristrutturazione secentesca risalgono i quattro finestroni del primo tratto del lato lungo l'Arno, dove continua il paramento marmoreo della facciata. Il secondo tratto costituisce oggi quello che resta della struttura medievale della chiesa (tredici arcate con pilastri addossati e capitelli, sormontate da un secondo ordine di arcate).
All'edificio medievale è riconducibile anche la base in pietra del campanile Il campanile fu abbassato dai fiorentini dopo la conquista di Pisa come dimostrazione di superiorità per cui la parte superiore della struttura risale al XVI secolo.
I fiinestroni visti dall'interno
particolare di una finestra
L'interno della chiesa
La volta su cui è affrescata
"La gloria di S. Matteo"
Nel quadro degli interventi di rifacimento e abbellimento che nel 1705 interessarono la chiesa, la decorazione della volta fu affidata ai fratelli Melani. Tra il 1717 e il 1719 i pittori vi affrescarono la Gloria di San Matteo. L'intervento trasformò l'interno dell'edificio «in un grande scenario a cielo aperto per il trionfo del santo eponimo, tra le quadrature possenti e gli stucchi dorati di alto linguaggio barocco». «Il santo si eleva infatti forando letteralmente lo spazio con una rappresentazione da sotto in sù che ha il suo fuoco ottico nell'enorme piede destro in stucco pendente dalla volta» (M.G. Burresi).
Alcuni particolari della volta affrescata
Il registro sottostante è costituito da finte architetture, in parte dorate, finti pilastri e finte finestre che richiamano la parete destra.
Notevole l'effetto scenografico di contrasto tra la zona ribassata dell'ingresso, posta in penombra e decorata a monocromi dagli stessi Melani, in collaborazione con l'allievo Tommaso Tommasi, e la luminosa policromia del soffitto
L'altar maggiore, dedicato al santo titolare della chiesa, presenta un timpano spezzato sul quale poggiano due figure allegoriche (la Giustizia e la Fede), che incorniciano un dipinto ovale raffigurante Dio Padre (prima metà del XVII secolo). L'opera, incorniciata da due ampi festoni di frutta e coronata da un timpano, è stata attribuita a Francesco Romanelli, al quale appartiene anche la Vocazione di San Matteo, posta nella parte inferiore.
Altar Maggiore dedicato a S. Matteo
Vocazione di S. Matteo attribuita a Francesco Romanelli
Timpano spezzato su cui poggiano due figure allegoriche ( la giustizia e la pace)
Dio Padre, con festoni , sempre attribuito a Francesco Romanelli
Tommaso Tommasi e il Melani realizzarono inoltre i due ovali posti a fianco dell'altare maggiore con la
Madonna col Bambino,Sant'Anna e San Giovannino e Estasi di San Benedetto (post 1719).
Ovale con: Madonna col bambino, S.Anna e San Giovannino
Ovale con : Estasi di San Benedetto
Sulla parete di sinistra il dipinto con San Matteo che resuscita il figlio del re d'Etiopia
fu realizzato da Francesco Trevisani, circa nel 1735.
Attorno al 1730 Sebastiano Conca dipinse il Martirio di San Matteo,
posto sopra il secentesco confessionale in marmo a due fornici.
Settecentesco confessionale in marmo a due fornici
Sulla parete destra, partendo dall'altar maggiore, si trovano il San Matteo che battezza una regina etiope
di Marco Benefial (1730 ca.)
la Madonna con Cristo e Santi di Clemente Bocciardi detto Clementone
e il San Matteo che impone il velo ad una regina etiope di Jacopo Zoboli (1730 ca.)
Allo scultore Andrea Vacca sono state attribuite le due acquasantiere in marmo
addossate alle colonne d'ingresso e sostenute da figure di angeli.
Al XVII secolo risale la maggior parte dell'arredo scultoreo.
Da notare infine la Croce dipinta del XII secolo,con la Vergine e San Giovanni Evangelista
,ai lati,e putti con i simboli della passione,nella parte superiore,realizzati nel 1563 da Giovanni Stefano Marucelli,
La testa del Cristo è un rifacimento moderno
Bibliografia:
Pisa fuori piazza di Cavazza –Marchetti pp.31-35
Scoprire Pisa di Paolo Gianfaldoni pp.189-191
La Chiesa Primaziale Pisana pp.91-92.