Esercizi Spirituali 2019
Un’amica ci scrive a proposito degli Esercizi Spirituali
ESERCIZI SPIRITUALI 2019
Prima di tutto vorrei ringraziare il Signore per aver avuto l’opportunità di essere presente tutti e tre i giorni degli Esercizi Spirituali; poi un grazie va a don Luigi per aver proposto come argomento “la preghiera, il digiuno e l’elemosina”, temi che da sempre caratterizzano la Quaresima, ma sui quali è stato importante e bello soffermarci, grazie a padre Stefano, don Elvis e don Paolo.
A volte si danno per scontati brani biblici, proposte liturgiche, preghiere e inviti della Chiesa al discernimen-to e alla conversione, ma così come la stessa Parola, letta in momenti diversi della nostra esperienza umana, ci rivela sfumature diverse e suscita in noi riflessioni inesplorate, così gli argomenti di questi Esercizi Spirituali sono stati inaspettate scoperte per me e motivo profondo di raccoglimento e di riflessione.
Forse non era una novità il digiuno visto come libertà dalle cose e mi aspettavo l’osservazione che non sia soltanto astenersi dalla carne e digiunare solo dal cibo e solo il Mercoledì delle Ceneri e il Venerdì Santo, ma don Paolo ha posto l’accento anche sul duplice aspetto della libertà e della responsabilità, e sul fatto che il digiuno sia, insieme, rinuncia e forza perché, liberi dalle cose e dai desideri, possiamo meglio combattere il maligno, come Gesù nel deserto.
Con la citazione "E' meglio mangiare carne e bere vino piuttosto che divorare con la maldicenza i propri fratelli'' (Abba Iperechio), abbiamo anche considerato il digiuno dalla maldicenza e dall’egoismo, dai “non mi interessa”, “non posso farci niente” che ci bloccano rispetto all’«I care» di don Milani che ci libera con una sorta di digiuno da noi stessi per impegnarci a favore degli altri.
Digiuno come rimettere Dio al centro della nostra vita, scegliere Lui e metterlo davanti a tutto; digiuno non come il ramadan, come offerta per ottenere qualcosa in cambio del nostro sacrificio, ma come un ritrovare in Dio una più sana relazione con gli altri. Digiuno quaresimale nel suo senso antico: qualcosa di comunita-rio, non individuale, quando non esisteva la Confessione e tutta la comunità digiunava in Quaresima per essere vicini al cammino penitenziale dei Catecumeni e dei penitenti, che avrebbero ricevuto a Pasqua, dal
estate...in agenda
Confermato...14 - 21 Luglio...Vacanze Famiglia a Campitello di Fassa
Da confermare...19-25 agosto...Campo Medie a Sommocolonia*
In preparazione...Campo Giovanissimi. Si accettano proposte...
(*) Per il Campo di Sommo si richiede disponibilità animatori e “cuochi”
Unità Pastorale S. Marta S. Maria MdC , SS. Trinità , S. Matteo Notiziario Parrocchiale 21 - 28 Aprile 2019 Anno XVI Numero 16
Vescovo, il Battesimo e il perdono. Così il digiuno diventa carità e preghiera.
Preghiera: don Elvis ci ha mostrato come non sia facile né scontata, come cambi nei vari momenti e nelle varie situazioni della nostra vita e come sia profondamente legata non tanto a quello che noi diciamo a Dio, quanto piuttosto a quello che Dio dice a noi. Perché pregare, visto che “il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno ancor prima che gliele chiediate” (Mt 6,7)? Se sono pagani gli atteggiamenti di chi usa molte parole per essere ascoltato, ipocrite le manifestazioni ostentate di preghiera, inutili alcune forme rituali di preghiere ossessivamente legate alla forma… e se anche prego per qualcosa o per qualcuno che mi sta a cuore, non sta forse ancora più a cuore a Dio? e c’è bisogno di Maria per far sapere a Dio di cosa abbiamo bisogno? La preghiera non è un nostro desiderio né uno sfogo del cuore: pregare è ascoltare Dio che parla e rispondergli “eccomi”, è usare la Parola di Dio per parlare con Lui, come ha fatto Gesù e come ha insegnato ai discepoli che glielo chiedevano. Non ci sarebbe bisogno di pregare per il pane quotidiano Dio, che ce lo darebbe comunque, ma è necessario sentirci bisognosi di Lui e, contemporaneamente, non scaricare su di Lui le nostre responsabilità, ma chiedere la sua Grazia per rendere concreto ed efficiente il nostro impegno.
Non abbiamo tempo di pregare… ma siamo sicuri, così dicendo, di non subire il tempo invece di viverlo?
Siamo distratti mentre preghiamo… ma siamo sicuri di non aver bisogno di un sano digiuno da ciò che af-folla la nostra mente?
E poi, primo in ordine ai giorni degli Esercizi Spirituali, Padre Stefano mi ha decisamente “spiazzato” quan-do è partito dalle beatitudini per parlarci dell’elemosina… ho pensato presuntuosamente “che c’entra?”, ma decisamente non avevo mai letto con tanta attenzione «20Alzati gli occhi verso i suoi discepoli…» (Lc 6,20): Gesù, che alza gli occhi al cielo per pregare, non può fare a meno di pensare, di vedere i suoi discepoli! Non possiamo essere beati, felici, da soli: neanche lui lo è, senza di noi, mentre gode della beatitudine filiale con Dio: siamo sempre nel suo cuore e nel suo sguardo, sempre, anche quando è in intimità col Padre. Inol-tre non vergogniamoci se ci sentiamo inadeguati di fronte alle beatitudini, imbarazzati e increduli di fronte ad una felicità che derivi dall’essere poveri, afflitti, affamati e perseguitati… non è facile! Ma padre Stefano ci ha mostrato come, prima ancora di essere un insegnamento, le beatitudini sono una rivelazione: Gesù parla di se stesso, è lui che, obbediente alla volontà del Padre, si mostra a noi come chi, privo di tutto, non basta a se stesso, è bisognoso di qualcosa o qualcuno, non è autosufficiente… inoltre Gesù dipende anche da noi, quando di noi dice: “Io sono venuto perché abbiano la vita, e l’abbiano in abbondanza” (Gv 10,10). Noi, invece, vogliamo dimostrare di non aver bisogno di nessuno, per non sentirci poveri, per sentirci for-ti… ma non felici! Anche il “guai a voi” che segue nella versione di Luca, non suoni come una maledizione, ma come un rammarico, un “mi dispiace per voi”, non un “vi disprezzo”. Se ci chiediamo cosa a volte non ci fa dormire, capiamo che la nostra serenità non dipende dai nostri beni, che più facilmente ci preoccupa-no, ci appesantiscono, ci rendono brutti e tristi. E, nel caso ci fossimo ancora domandati “cosa c’entra tutto questo con l’elemosina?”, padre Stefano ci ha proposto di chiederci se e quanto tutto questo ci attrae e ci convince, se ci piacerebbe essere più liberi dalle cose… è una sorta di digiuno che attira verso l’alto, un pri-mo, anche piccolo passo, per somigliare di più a Dio, è un mettere a disposizione i nostri sensi per ascoltare, guardare, abbracciare l’altro… e anche per saper dire grazie: anche questo è elemosina!
Così, come in un racconto di Gianni Capotorto Fede, Speranza e Carità sono viste come tre sorelle, adesso vediamo più chiaramente come tre inseparabili sorelle la preghiera, il digiuno e la misericordia; san Pietro Crisologo suggerisce: tre sono le cose per cui sta salda la fede, perdura la devozione, resta la virtù: la pre-ghiera, il digiuno, la misericordia. Ciò per cui la preghiera bussa, lo ottiene il digiuno, lo riceve la misericor-dia. Queste tre cose, preghiera, digiuno, misericordia, sono una cosa sola, e ricevono vita l'una dall'altra. Il digiuno è l'anima della preghiera e la misericordia la vita del digiuno. Nessuno le divida, perché non riesco-no a stare separate. Colui che ne ha solamente una o non le ha tutte e tre insieme, non ha niente. Perciò chi prega, digiuni.
Concetta